💕ArchToniA💕

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Perché i bambini dovrebbero progettare?
Io come archMum ho tante risposte …un po di parte…ma ci sono!
La prima è connessa alla importanza educativa delle esperienze di progettazione partecipata.
Progettando i bambini imparano a diventare cittadini, si sentono parte di una comunità, ne condividono le responsabilità e i diritti; sviluppano attaccamento nei confronti della città che diventa gradualmente la “loro” città. In un momento in cui le giovani generazioni si sentono lontane da quelle dei loro genitori e dai loro governanti sviluppare atteggiamenti e
comportamenti di partecipazione e di responsabilità ha un grande valore sociale. La significatività di questa prima risposta è anche correlata alle sue ricadute sociali: attraverso i bambini, il coinvolgimento arriva alle famiglie, che assumeranno atteggiamenti nuovi per aiutare i loro figli, per difendere e mantenere le loro opere.

Se un piccolo gruppo, di venti bambini, insieme ad un architetto e ai loro insegnanti, progetta uno spazio pubblico del quartiere, ci saranno venti famiglie che partecipano, più di cento compagni delle varie classi con le loro famiglie e un intero quartiere che saranno coinvolti e che alla fine sentiranno come loro quello spazio. È quindi un formidabile strumento di partecipazione.
Connesse con la ragione educativa ci sono anche motivazioni scolastiche: progettando i bambini sviluppano ed utilizzano varie competenze in molteplici ambiti disciplinari e a diversi livelli di astrazione e di complessità. La loro motivazione per le attività proposte aumenta e spesso propriogli allievi con maggiori difficoltà scolastiche si impegnano ottenendo buoni risultati.
Un’altra risposta è quella che considera la partecipazione dei bambini come una condizione necessaria ad una progettazione più democratica perché più ampia e completa.

Per ME, la principale motivazione del
coinvolgimento dei più piccoli è legata al
contributo che i bambini possono dare alla città.Uno dei limiti più gravi nello sviluppo recente delle città è che è avvenuto tenendo in conto quasi esclusivamente dei bisogni del cittadino adulto e produttivo. Per questo uno scarso interesse è stato dedicato agli spazi pubblici di incontro e di gioco, alla mobilità all’interno dei quartieri, alla costruzione di case rispettose di chi deve starci molto tempo e deve raggiungere l’esterno molte volte. Coinvolgere i bambini in processi di progettazione significa dare voce all’altro, a chi, in questo processo di sviluppo non è stato tenuto in conto, al più lontano da chi finora ha deciso. Se il bambino è davvero il soggetto più diverso dall’adulto, dargli la parola, significa assumere un nuovo atteggiamento, basato sulla consapevolezza del valore della diversità e dell’ascolto. Significa sviluppare una capacità di accogliere i bisogni, i desideri di tutti quelli che contano meno: gli anziani, gli handicappati, i poveri, una parte delle casalinghe e far diventare questa capacità una caratteristica nuova nel governo della città.

Un’altra risposta è quella legata alle idee dei bambini. I bambini non sono solo capaci di descrivere i propri bisogni disattesi, ma anche di elaborare idee e proposte per come soddisfarli. Le idee dei bambini non sono evidentemente sempre immediatamente realizzabili, ma sono spesso sensibili, creative e innovative. L’adulto che saprà promuoverle e difenderle, inserendole nelle sue competenze tecniche, darà un buon servizio alla comunità e migliorerà le sue competenze professionali.
La città che vuole realmente intraprendere un percorso di cambiamento per diventare la città di tutti e per preparare uno sviluppo sostenibile ha bisogno del contributo concreto dei bambini.


baci da Me… [email protected]
💕ArchToniA💕
vedi anche:
Tonia, che dire … anche stavolta hai ragione!
🙂
grazie ing Giovanni Ferrandino…alla prossima!